5 possibili tendenze nel mondo degli spirits per il 2020

di Fulvio Piccinino


Quali saranno i prodotti che i clienti del vostro locale vi chiederanno? Cosa dovrà prevedere la drink list? In questo articolo provo ad individuare quelli che potrebbero essere i trend principali nel mondo degli spirits per la fine del 2019 e il 2020.

1) Canapa

Uno dei possibili trend è sicuramente quello dei prodotti a base di canapa. Ad oggi le soluzioni esistenti a livello mondiale non sono molti: quattro gin, due vodke, un rum, un liquore, un bitter ed un vermouth, tutti in commercio da pochi mesi. Il mercato al momento è molto di nicchia e rappresentato da piccoli produttori, mentre le grandi aziende osservano in attesa di capire se il trend prenderà piede o no. Questo perché, in mancanza ancora di una legislazione precisa in molti stati fra cui l’Italia, il rischio è di mandare a monte, per via di un colpo di coda reazionario, campagne promozionali e relativi milioni di euro di investimento. Secondo alcuni analisti di mercato, il vero trend potrebbe essere, piuttosto che quello di prodotti alcolici semplicemente aromatizzati, quello delle bevande sodate analcoliche con la canapa al completo dei principi attivi. Ovviamente a patto che la canapa venga legalizzata. Questo poiché sarà praticamente impossibile, anche se è buona regola mai dire mai, che si legalizzi in futuro la contemporanea presenza di alcol e thc in uno stesso prodotto, pertanto il consumatore potrebbe preferire l’effetto dei primi piuttosto che la sola fragranza dei secondi.

2) Mocktail

Rimanendo nel mondo analcolico un’altra tendenza sarà sicuramente quella dei mocktail. Nel consumatore si sta delineando sempre di più una maggiore coscienza sull’assunzione di alcolici a scopo ricreativo. Nel mondo anglofono, dove l’alcolismo rappresenta un problema, si moltiplicano le feste dove fa trendy essere sobri ed iniziative come il “Dry January” o il “Go Sober for October”. Queste ultime sono una sorta di "Quaresima", dove viene bandito l’alcol per il mese in oggetto. Una sorta di digiuno depurativo che spesso poi continua nei mesi successivi o sfocia in un consumo più consapevole o a minor numero di ottani. In questo contesto si inseriscono i prodotti analcolici (o a bassa gradazione) sodati e non, che ricordano nel packaging e nella filosofia i distillati, solitamente il gin. Gusto e fragranza senza alcol per Gin Tonic analcolici o poco più.

3) Amari

Nel segmento analcolico inseriamo anche l’Amaro, sono infatti già stati lanciati alcuni amari a bassissima gradazione o del tutto analcolici e altri sono in fase di sperimentazione. Ma anche le versioni alcoliche sembrano godere di ottima salute. Gli Italiani e non solo, sembrano essersi riappropriati di una storica tradizione del dopo pasto, mentre i bartender si sono trovati un’occasione in più di avere un coadiuvante o di un correttore amaro. Al momento sembra che nel mercato ci sia spazio per tutti e non si intravedono segni di stanchezza anzi, non passa giorno che non venga proposto un nuovo amaro o che si ripresenti un brand del passato, sia locale che nazionale. Se sul gin si è assistito ad una proliferazione che ci ha portato ad averne quasi trecento, sugli amari potremmo azzardarne anche il triplo, nel volgere di qualche anno.

4) Rum

Proprio mentre scrivo questo pezzo (agosto 2019) è da poco stata annunciata la notizia che Campari sta trattando l’acquisizione della società francese produttrice di rum Rhumantilles che possiede, tra gli altri marchi, anche Trois Riviere e La Mauny. Un interesse verso il rum finalizzato a completare il pacchetto di proposte giamaicane di scuola inglese, acquistando i rappresentanti della prestigiosa scuola francese dei territori d’oltremare. In questo contesto si inserisce anche la proposta degli arranges: rum conciati con vaniglia, cannella ed altre spezie. Arrivati in coda agli Spiced Rum inglesi, dove sempre Campari commercializzerà Baron Samedì, rappresentano una nuova espansione di mercato per quei consumatori in cerca di gusto e maggior dolcezza.

5) Tequila

Con le recenti acquisizioni di Casamigos da parte di Diageo e di Patron da parte del Gruppo Bacardi Martini c’è da pensare che presto il mercato dell’agave vedrà uno scontro fra titani, o magari un’alleanza strategica per allargarlo. Se la proposta è di qualità, il motto è più siamo meglio stiamo, riferendosi ad un mercato che si deve espandere. Il distillato messicano sta sempre più uscendo dall’alveo dell’artigianalità, ora ad appannaggio del mezcal, per diventare, grazie a ferree regole qualitative, un prodotto che incontra maggiormente il gusto dei consumatori ed adatto a tutti. Costanza qualitativa, profumi e fragranze speziate e vanigliate, grazie a lieviti selezionati ed a fermentazioni controllate prendono il posto di spunti acetici e puzzette varie, ormai un ricordo degli anni Ottanta, per lanciare il tequila nell’olimpo dei prodotti di fascia alta. Prodotti, si potrà dire, più omologati, meno ruspanti, ma adatti anche ad un consumo liscio, lasciando finalmente perdere rituali senza senso e shot bum bum.

Non c’è che dire, il materiale non manca, vedremo quali di queste previsioni si andrà poi ad avverare.

Appuntamento al prossimo anno.



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