Futurismo, sogno e rivoluzione

di Fulvio Piccinino


L’Italia ai primi del '900 attraversava un fase di grade dinamismo ed evoluzione. Un periodo segnato da grandi innovazioni tecnologiche come la radio, gli aeroplani e le prime cineprese, ma anche di grandi trasformazioni sociali e politiche. In questo contesto nacque, sotto la spinta del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo, movimento artistico e culturale che abbracciò ogni forma di espressione conosciuta e che, ispirandosi al dinamismo della vita moderna e guidato da una fiducia illimitata nel progresso delle scienze e nel futuro, proponeva un’arte ed un costume in rottura totale con il passato.

 

Futurismo: un po’ di storia

 

Il movimento avanguardista per convenzione si suddivide in due momenti, ma alcuni storici dell’arte rifiutano questa separazione, dato che molti dei suoi esponenti, primo fra tutti proprio Marinetti, furono presenti in entrambi.
In realtà esistono forti differenze tra i due movimenti Futuristi. Il primo, costituito nel 1909 fu anarchico, provocatore e interventista e con artisti in grado di stravolgere l’arte, come Umberto Boccioni per la pittura e Antonio Sant’Elia per l’architettura.
Questi verranno a mancare nel secondo movimento perché uccisi durante la Prima guerra mondiale, mentre altri si allontaneranno per disaccordi con le linee guida del progetto, attirati da altre correnti artistiche, che nel frattempo si erano create. Il Secondo Futurismo si fa coincidere con la fine della Grande Guerra, e con l’arrivo o l’affermazione di alcuni artisti che prima erano rimasti nell’ombra. Ma le idee sono meno incisive e l’effetto sorpresa è venuto a mancare.
In realtà anche il secondo Futurismo sarà in grado di innovare profondamente l'arte con i suoi manifesti sul Tattilismo e l'Aeropittura, pubblicati da Marinetti nel 1921 nel 1929 e che influenzeranno, con i loro fondamenti, la nascita della cucina e della miscelazione futurista.

 

Lo choc innovativo del movimento futurista

 

Amato od odiato, esaltato o vilipeso, il movimento, con il suo carico di innovazioni e provocazioni, ebbe comunque un merito indiscusso: svecchiare l’Italia, il cui vizio più grave è, da sempre, quello di crogiolarsi nel suo illustre passato.
Il futurismo fu un vero e proprio choc ed ebbe come risultato quello di svegliare, da un torpore centenario, artisti, poeti e pittori ancora infatuati dal Rinascimento o dalle spinte esterofile.
Un movimento la cui influenza valicò i confini nazionali, a dimostrazione della bontà della proposta, e la cui cultura fu presa a modello in Europa e non solo.
La sua spinta propulsiva non riguardò solamente le arti più conosciute, ma affrontò quella che gli avanguardisti definirono l’Ottava Arte: la cucina e di conseguenza la miscelazione.

 

"Mangia con arte per agire con arte"

Dopo l’esperienza del Primo Futurismo, bruscamente interrotta dalla Prima guerra mondiale, il movimento riprese il suo fermento con un obiettivo: rivoluzionare la cultura alimentare italiana.
La sfida ovviamente si presentava ardua, poiché se gli italiani sono solitamente conservativi e conservatori nelle loro abitudini, a tavola lo sono ancora di più.
Tuttavia era necessario far nuovamente parlare del movimento, e quale migliore occasione se non i fornelli, da sempre roccaforte dell’italianità, il cui attacco avrebbe provocato una sicura deflagrazione nell’opinione pubblica?
La battaglia di Marinetti e soci ruotava attorno ad alcuni assiomi filosofici in auge nel tempo: l’uomo pensa ed agisce secondo quello che mangia, rafforzato dalla teoria secondo cui il pensiero si forma in bocca.
Il cibo influenza le scelte dell’uomo e, come dice un vecchio detto popolare, si fa fatica a ragionare a pancia vuota. E di lì a poco gli italiani se ne sarebbero tristemente accorti.

Marinetti rielaborerà la teoria, esordendo con un eloquente Mangia con arte per agire con arte. Mangia cibo e bevi misture futuriste per agire come un futurista. Ed i risultati furono lo specchio di quanto accaduto a poesia e scultura.
Mai nessuna altra corrente artistica o d’avanguardia aveva osato affrontare in maniera così radicale l’argomento alimentare. Mai nessun altro cuoco ebbe l’ardire di simili abbinamenti e mai nessun altro barman escogitò ardite soluzioni di abbinamento e decorazione per i suoi cocktail.

 

La fine del sogno futurista

La rivoluzione non ebbe gli esiti sperati, osteggiata in parte anche dai futuristi storici, che giudicavano una pagliacciata la guerra agli spaghetti o poco ortodosso per la cultura futurista la miscelazione di cocktail stravaganti, dove dal liquido sbucavano acciughe sotto sale, rosso d’uovo sodi e datteri rivestiti di prosciutto.
Marinetti non si arrese facilmente come era nel suo carattere. Nel 1930 fu stampato sulla "Gazzetta del Popolo" di Torino il Manifesto della Cucina Futurista, e due anni più tardi, un libro dal titolo omonimo. Le idee trovarono anche un’applicazione pratica ne La Taverna del Santopalato, aperto nel 1931, sempre nella capitale sabauda, e chiuso poco dopo per mancanza di clienti. La città divenne infatti una sorta di Futuropoli per via della sua industrializzazione e culla del Risorgimento, che questa volta avrebbe dovuto essere culinario, e delle nuove idee, come il “Tattilismo”.
Le innovazioni, gli abbinamenti e le provocazioni non ebbero seguito, e tutto si risolse in pochi anni.

Ma la lezione scaturita da queste ricette sarà ripresa decenni dopo dalla Nouvelle Cusine, mentre la miscelazione cadrà nell’oblio fino alla recente riscoperta, grazie al lavoro di ricerca dell’autore di questo articolo.
I contenuti sono decisamente interessanti e non si può fare a meno di pensare alla perdita che ci sarebbe stata se il Futurismo fosse stato colpevolmente dimenticato, soprattutto a causa del suo legame con il fascismo. Legame, che però fu del Secondo Futurismo, visto che alla sua fondazione nel 1909, l’avanguardia si dichiarò anarchica. L’adesione fu spesso di facciata, talvolta in totale disaccordo, come per le leggi razziali, e solo da parte di una cerchia di artisti, spesso in cerca di ingaggi per sfamare loro stessi e le famiglie.

  • #Futurismo
  • #Fulvio Piccinino





Altri Articoli