Tra i tuoi buoni propositi per il 2019 c'era anche quello di trovare nuovi prodotti da inserire nella bottigliera del tuo locale? Perfetto! Oggi ti presentiamo quattro gin che valgono la pena di essere provati.
1. Lord of Barbes
Il Gin parigino Lord of Barbes si colloca in quella fascia di prodotti la cui fragranza sembra più ispirata alla profumeria che al gusto tradizionale e tipicamente inglese, in cui il ginepro risulta predominante. Soprattutto la scuola francese sembra molto attratta da questo tipo di soluzione, con l’uso di piante aromatiche inusuali, come in questo caso con l’utilizzo del frutto del Baobab, dotato di grande acidità, e il mango essiccato, la cui nota resinosa del frutto maturo si fonde alla perfezione con il ginepro. La tradizione ritorna nelle spezie di contorno dove troviamo i classici, come cardamomo, noce moscata e semi di angelica, per dare una freschezza di beva ed una leggerezza distintive. Questo anche grazie alla diluizione con l’acqua proveniente dalla falda dell’Albien ad oltre settecento metri di profondità, e le cui sabbie risalgono al Cretaceo. Distillato in un alambicco da cognac dalla Bercloux, piccola realtà artigianale della Charente, il gin è biologico certificato ed ha una gradazione di 50 gradi, che riporta a tempi passati, quando il gin fungeva anche da medicamento esterno. Ed è a questo uso che si ispira la bottiglia. I flaconi, di uno spesso vetro blu, erano infatti onnipresenti sugli scaffali delle farmacie alla fine dell’Ottocento, mentre il teschio con il cilindro che fa da etichetta, sembra uscito direttamente dal Mardi Gras di New Orleans.
Cocktail
Essendo un gin profumato ed acidulo potrebbe essere abbinato, anche per un’assonanza territoriale, con il cointreau e fare quindi un White Lady secondo la ricetta classica: 4 cl di gin, 2,5 cl di cointreau e 1,5 di succo di limone filtrato.
2. Tabar
Prodotto dalla Casoni di Finale Emilia, storica azienda liquoristica la cui data di fondazione risale al 1814. Il nome è un richiamo alla tradizione della Bassa Modenese ed al suo indumento invernale prediletto, il Tabarro, uno spesso mantello in grado di difendere dal freddo e soprattutto dalla nebbia il suo proprietario. Il filo conduttore con la storia continua anche nella ricetta. Nota per il nocino ed i liquori all’anice prodotti fin dalla sua fondazione, non poteva portarne la dote in questo gin. L’anice stellato è infatti presente in questa ricetta e rappresenta un elemento di novità all’interno del panorama, in grado di dare un tocco di freschezza, al posto dei classici semi di finocchio che trovano maggior uso nella tradizione anglossassone. Le piante aromatiche sono lasciate per tre giorni a macerare per poi essere distillate in piccoli alambicchi di acciaio. La sensibile differenza di temperatura di evaporazione data dalla lavorazione sottovuoto permette di aumentare notevolmente la fragranza delle scorze di agrumi e della camomilla. Il gin viene poi diluito con acqua a 45 gradi, una gradazione abbastanza elevata, tipica di un gin premium, per non opacizzare la veste con l’anetolo contenuto nell’anice stellato.
Cocktail
Il cocktail Nero a metà, è l’unione del gin con l’altro caposaldo dell’azienda, il Nocino, con qualche goccia di assenzio. Unire nel tumber basso 3 cl di gin Tabar, 3 cl di nocino, 1 bar spoon di assenzio e 5 gocce di angostura, come decorazione una scorza di arancio.
3. Ginnic gin
Ginnic è il gin di Langa, nome iconico nella storia del vino di qualità che da qualche anno ha anche il suo distillato. Infatti come resistere al fascino del gin avendo a disposizione eccellenti materie prime con cui aromatizzare il proprio? Tre giovani ragazzi di Santo Stefano Belbo, Alberto, Davide e Stefano hanno così deciso di creare un distillato di territorio usando tre vere e proprie bandiere, la nocciola tonda gentile, il ramassin, nome dialettale piemontese di una piccola e profumata prugna, e la pesca noce. Il ginepro proviene dalle vicine Alpi Cuneesi, mentre il resto è paradigmatico con scorze di limone, cardamomo e coriandolo. Il Ginnic Dry Gin è fresco, citrino, delicatamente profumato, mentre la bottiglia richiama i moderni canoni estetici dei prodotti premium.
Cocktaill
Pensando al territorio piemontese si crea l’unione ideale delle colline delle Langhe e delle Alpi Cozie, con questo cocktail: l’En Plein, un grande classico del 1961 creato da Giuseppe Datteri per la finale Aibes a Saint Vincent, unendo 2 cl di gin, 2 cl di genepy e 2 cl di bitter Campari, shakerato in coppa cocktail.
4. N°3
Cosa succede se l’azienda responsabile della gestione della cantina reale della Regina di Inghilterra produce un gin? Semplicemente uno dei London Dry più rigorosi e tradizionali di sempre. Dal 1706 Berry Bros & Rudd è l'azienda fornititrice di vini liquorosi e non solo, della corte inglese. Il loro negozio storico si trova al civico 3 di Saint James Street a Basingstoke nell’Hampshire e da qui il nome del prodotto. Oggi hanno una sede anche a Pall Mall, a Londra, decisamente più moderna e dove è piuttosto facile perdersi, ammirando centinaia di bottiglie. Il numero ricorre anche per la ricetta, infatti 3 sono anche i frutti: ginepro, arancio e pompelmo e 3 le spezie: angelica, coriandolo e cardamomo che danno vita al prodotto. Questo gin è distillato a Schiedam, in Olanda, negli alambicchi discontinui di un’azienda centenaria. L'elegante bottiglia verde, molto british e con una chiave in metallo incastonata in rilievo diventa un prezioso gadget una volta finita la bottiglia.
Cocktail
Un classico Perfect Martini, con 6 cl di gin 0,5 di vermouth dry e 0,5 di vermouth rosso, per esaltare al meglio le doti del gin e dare un leggerissimo tocco di dolcezza.
- #gin
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