Mistrà: il liquore dei marinai

di Francesca Negri


Ci sono di mezzo il mare e i viaggi di conquista dei marinai veneziani, l’anice verde che cresce abbondante nelle Marche e persino i ramai, i soli nel Settecento in grado di costruire lo tamburlà, cioè lo strumento per la distillazione del vino. Sono questi gli ingredienti del Mistrà, liquore della tradizione marchigiana e laziale ottenuto per distillazione di alcool di vino e aromatizzato tramite infusione di semi di anice.

Il suo nome racchiude già molto della sua storia. Mistrà, infatti, è una città situata a 8 chilometri dall’antica Sparta, conquistata dalla Repubblica di Venezia tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. È qui che i veneziani scoprirono l’ouzo greco, liquore a base di erbe che chiamarono con il nome della città conquistata e che divenne lo spirits per eccellenza della Serenissima. È da lì che poi arrivò nelle Marche, dove trovò ingredienti (l’anice) e il sapere agricolo giusti per entrare nelle case di tutti i contadini che lo producevano per autoconsumo, finché Nicola Pallini prima, e il figlio Virgilio dopo, non ne avviarono una produzione più su larga scala capace di conquistare il palato del grande pubblico.

Oggi Pallini è l'unica distilleria di Roma e ha alle spalle oltre 140 anni di storia: fondata nel 1875 ad Antrodoco, sul confine tra le Marche e l’Abruzzo, viene trasferita nella capitale attorno al 1920 proprio per la visione di espandere la produzione e le potenzialità commerciali che hanno portato l’azienda e i suoi prodotti (dal Mistrà al Limoncello) in oltre 35 Paesi del mondo.

La prima cosa che caratterizza il Mistrà è il gusto secco, a differenza dell'anisetta e della sambuca che hanno un sapore dolce. La ricetta del Mistrà di Pallini, poi, è un omaggio all’artigianalità made in Italy: è una miscela di sette tipi di anice tra cui quello stellato, il verde e il finocchio, che riescono a preservare tutti i loro aromi grazie a un accurato processo di tripla distillazione. A renderlo unico e 100% naturale è l’estrema purezza e l’elevata concentrazione di anice, caratteristiche che lo rendono, tra l’altro, un ottimo digestivo, sfruttando le proprietà di quest’essenza. La massiccia presenza di olii essenziali si manifesta anche nell’effetto lattescente che il Mistrà assume una volta mischiato con acqua e ghiaccio come bevanda dissetante, anche se la sua fama la deve al suo “matrimonio” con il caffè. Da provare anche in cucina, ottimo alleato nella preparazione di dolci e biscotti, ma soprattutto nella mixology, per preparare cocktail originali e dalla spiccata personalità (le ricette suggerite da Pallini le trovi cliccando qui ).

Il Mistrà è stato iscritto tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT), uno speciale elenco che raggruppa le più storiche produzioni della nostra terra, istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft) con la collaborazione delle Regioni.

  • #eccellenze a tavola


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