I cocktail di Natale

di Fulvio Piccinino


Arriva il Natale e puntualmente arriva, come i film “Una poltrona per due” e “Mamma ho perso l’aereo”, il problema di quali cocktail servire al banco bar per creare l’atmosfera natalizia, o più semplicemente per fare colpo a tavola con amici e parenti.

Pertanto la domanda è: cosa potremmo servire all’aperitivo o nel dopo cena?

Per la prima questione, in realtà non esiste una tradizione e si potrebbe pensare ad uno sbrigativo Americano o Negroni, la cui veste rossa richiama quella di Babbo Natale, magari facendo un velluto di rabarbaro o di vaniglia come floating per simulare la barba bianca.

Ben più difficile invece il dopo cena, dove possiamo attingere (oltre ai classici amaro e grappa) alle tradizioni italiane e straniere.

 

Egg Nog

Il cocktail natalizio per eccellenza è sicuramente Egg Nog, una miscela corroborante di brandy, latte e rosso d’uovo, che alle nostre latitudini non ha mai avuto successo, mentre si contano centinaia di ricette familiari nel mondo anglofono. Anche perché a noi italiani bere latte dopo cena risulterebbe alquanto indigesto dopo aver gustato i piatti tipici della cucina italiana. Testimonianza ne sia che il cappuccino dopo cena rimane un affare da tedeschi e nord europei in genere.
Ma torniamo al nostro Egg Nog. Il vero segreto sembrerebbe la miscela di spezie, dove spesso compaiono vaniglia, noce moscata e cannella, che viene usata per insaporire il tutto.

 

Advocaat

Il suo cugino olandese Advocaat condivide con lui la maggioranza degli ingredienti (fatta eccezione per il latte) e la medesima sorte in termini di successo e clienti.

Il motivo della mancata diffusione di questi due tradizionali corroboranti d’Oltralpe, oltre a quanto detto sopra, crediamo provenga dal successo che da sempre ha il nostro zabaione, alfiere ricostituente di intere generazioni, con decine di ricette custodite da nonne premurose. Infatti, perché dovremmo rivolgere il nostro sguardo altrove quando abbiamo una magia fatta di rosso d’uovo, zucchero e Marsala, talvolta con Vermouth di Torino, preferibilmente a base Moscato, che si sposa decisamente meglio con la nostra cucina? Preparato caldo, con la lampada direttamente al banco, non ha eguali.

 

Bombardino

Veniamo ora alla sua declinazione montana, un vero cocktail del passato che oggi viene principalmente servito in bottiglia, preparato direttamente dalle distillerie: il Bombardino. Viene da sempre consumato sulle piste da sci ed è una variante più robusta, in quanto i due vini vengono sostituiti da una robusta dose di rum scuro. Ovviamente va assaporato alla fine della giornata, una volta arrivati in albergo.

 

Grolla

Un altro cocktail da consumare una volta arrivati al rifugio, è sicuramente la Grolla, una miscela di caffè e grappa, insaporita di spezie e scorze di agrume, che viene preparata scenograficamente incendiando lo zucchero e l’alcol prima di chiudere il tappo, bevendo poi dai medesimi beccucci, e per questo detta anche “Grolla dell’amicizia”. Una sorta di Punch anglosassone decisamente più corroborante. Un evergreen che non tramonta praticamente mai sulle nostre Alpi.

 

Vin Brulé

Chiudiamo con un altro caposaldo delle notti invernali: il Vin Brulé, ossia “vino bruciato”, che anche qui vede decine di ricette familiari, gelosamente custodite, e molti emuli in Europa, il più famoso sicuramente il Glogg di scuola svedese. Risulta evidente l’assonanza con il Grog, il cocktail a base di rum, acqua, zucchero e spezie di tradizione inglese, il cui nome derivava dal cappotto gross grain poi contratto in grogram, indossato dal suo creatore, il vice ammiraglio Vernon che lo inventò nel Settecento. Il Vin Brulé prevede di scaldare il vino con l’aggiunta di zucchero, un pizzico di cannella, dei chiodi di garofano e qualche scorza di arancia, ovviamente non trattata. Dopo qualche minuto di decozione, il cocktail è pronto e trova un ottimo accompagnamento con panettone, biscotti allo zenzero o pan di spezie.

 

Ricetta dell’Eggnog

Terminata la disquisizione sui cocktail di casa passiamo all’Eggnog, che deve essere considerato l’unico rappresentante ufficiale della categoria e la cui diffusione è attestata dalla sua presenza, per un certo periodo, nei cocktail IBA.

Una delle prime testimonianze ufficiali è sul manuale di cocktail il “Modern Bartenders’ Guide” del 1878, dove troviamo molte varianti. Se su “egg”, uovo, non si discute essendo il suo ingrediente principale, su “nog” ci sono due versioni. Alcuni pensano derivi da “noggin”, una tazza di legno dove si era soliti consumare bevande alcoliche, altri da “Grog”, ancora lui, per via dell’uso delle spezie.

Ma qual è la ricetta della proposta? Guardando sui libri di cocktail o su internet c’è l’imbarazzo della scelta perché, come detto, Eggnog è un po’ come la ricetta delle lasagne in Italia, ogni mamma ha la sua. A questo si aggiunga che esistono due scuole, quelli che sostengono che la ricetta debba essere calda, mentre altri la preferiscono fredda, esattamente come accade per il nostro zabaione usato fresco di frigo o per intingerci dei biscotti.

La versione più famosa è certamente quella di George Washington, presidente degli Stati Uniti dal 1789 al 1797, che lo serviva ai suoi ospiti. Una ricetta d’altri tempi con dosi decisamente più generose sia di alcol che di zucchero, rispetto alle odierne codificate con la novità del whisky rye: “Un quarto di pinta di panna (la pinta americana è 0,47 litri), un quarto di pinta di latte, 12 cucchiai di zucchero, una pinta di brandy, mezza di rye whiskey, mezza di rum giamaicano e un quarto di pinta di sherry secco”. Nella ricetta è evidente come manchino le uova. Trattasi probabilmente di refuso, dando per scontato che chiamandosi “Eggnog” queste siano obbligatoriamente presenti.

Oggigiorno la ricetta più diffusa è decisamente diversa:
- 4 cl di brandy
- 5 cl di latte
- 3 cl di sciroppo di zucchero
- 1 tuorlo d’uovo fresco
- grattugiata di noce moscata o cannella

Si prendono tutti gli ingredienti e si shakerano vigorosamente per poi versarli in un tumbler con ghiaccio nuovo. Nella versione calda, invece, si mettono tutti gli ingredienti in un pentolino e si portano a temperatura senza però far bollire il composto. Chi non ha problemi di dieta e si richiama alla tradizione, potrà aggiungere un po’ di panna eliminando 2 cl di latte, mentre la scelta del distillato rimane soggettiva: ci sono i sostenitori del rum e del rye o del bourbon, decisamente più rustico.

 

Ricetta del Bull Shot

Per chi ama il salato invece non possiamo non citare il Bull Shot, cocktail invernale per eccellenza, che potrà essere realizzato se in famiglia è di tradizione il bollito di carne. Una miscela che non ha mai avuto un seguito in Italia anche per via della difficoltà di realizzazione in un bar, dovuta alla conservazione del brodo.
Una preparazione inusuale che però potrebbe stupire i commensali come abbinamento con il cibo, alla stregua di un T Punch o di una caipirinha con una grigliata di carne.
Chiudiamo quindi con la sua ricetta, leggermente modificata rispetto all’originale IBA dall’autore di questo articolo in base alla sua esperienza casalinga:
- 4 cl di vodka (ottimo anche con il rye whisky)
- 2 cl di succo di limone
- 8 cl di brodo di carne rossa (biancostato e reale)
- gocce a piacere di salsa Worcestershire e Tabasco
- sale di sedano e pepe a piacere.

 

Buon Natale!

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