1970: il Black tot day
Autore: Kjetil Bjørnsrud CC BY 2.5
Il 31 luglio 1970, dopo una tradizione lunga 315 anni, ai marinai della Royal Navy britannica verrà servita l’ultima razione di rum: è questo il giorno del "Black Tot Day". La secolare tradizione, infatti, prevedeva che ad ogni marinaio venisse servita una razione giornaliera, detta “tot”, che negli anni vide l'alternarsi i di birra e Rum. A questa tradizione i marinai tenevano molto, tanto da presentarsi all’ultima distribuzione del tot con una fascia nera intorno al braccio, in segno di lutto per l’ultimo bicchiere che verrà “seppellito in mare” e non bevuto. Si può dedurre che i marinai non la presero affatto bene anche dal fatto che nel campo di addestramento Collingwood, a Fareham (Hampshire), in segno di protesta, si svolse una vera e propria cerimonia funebre con tanto di corteo, rullo dei tamburi e una bara nera. Venne stampato persino un francobollo speciale, con lo slogan 'Ultima emissione di Rum della Royal Navy, 31 luglio 1970'. Al posto del rum, una lattina di birra: già nel ‘600 veniva distribuita birra che però fu sostituita nel 1655 dal rum nella quantità di mezza pinta al giorno, poco meno di un terzo di litro (28 cl). Nel 1740 la distribuzione fu divisa in due “tot” quotidiani e il rum servito diluito in quattro parti d’acqua, secondo quanto deciso dall’ammiraglio Edward Vernon, soprannominato “Old grog” (per via del suo cappotto), dando vita a quello che viene chiamato “Grog”, la tradizionale bevanda a base di rum e acqua. Vista l’aggiunta di acqua al rum, i marinai misero a punto un loro sistema di “controllo qualità”, bagnando con il rum la polvere da sparo, verificandone così la gradazione alcolica. La volontà di abolire il tot era già nelle intenzioni del governo da molti anni infatti, già dal 1850, la razione era stata portata a 1/8 di pinta al giorno, questo perché l’ubriachezza era un problema reale: il rum veniva acquistato dai distillatori in Giamaica, Trinidad & Tobago e Isole Vergini britanniche e doveva avere almeno 57% di alcool! Ma nonostante l’abolizione ufficiale della razione giornaliera, il rifornimento del tot proseguì ancora per qualche tempo "sottocoperta", come riconoscimento di merito ai marinai degni di lode.
Anni ’80: la nascita del Flair
Dire “Flair” vuol dire inevitabilmente tornare indietro con la memoria al 1988, quando un giovane Tom Cruise portava sul grande schermo quello che sarebbe diventato un cult: “Cocktail”. Il film raccontava la storia di uno studente bartender, da principio un po’ maldestro, che grazie al flair e alle sue tecniche spettacolari utilizzate per la preparazione dei drink, diventa una star del bartending. Se il flair moderno si consolida negli anni ’80, in realtà le sue origini sono molto più antiche. Il primo bartender a praticare il flair, sembra sia stato il “Professore” Jerry Thomas, che durante le sue dimostrazioni, faceva ampiamente uso di mosse spettacolari, affascinando i suoi clienti già nel 1800. Ma cosa vuol dire esattamente il termine flair? In Inglese la parola flair viene utilizzata per indicare stile, eleganza ma anche un talento, un’abilità verso qualcosa. Alle origini del Flair moderno, che ha trovato la sua massima espressione negli anni ’80, in realtà c’era la necessità di velocizzare il lavoro del barman durante il servizio alla clientela, senza però perdere di vista la qualità dei cocktail. È grazie ad un gruppo californiano che questi movimenti, fatti di gesti fluidi e artistici, si trasformarono in una fonte di intrattenimento e curiosità per i clienti, diventando una pratica diffusa. Esistono due varianti del Flair: il Working Flair e l’Exhibition Flair. Il Working Flair, si compone di movimenti rapidi e morbidi con lo scopo di servire il cliente senza farlo aspettare troppo. E' entrato nell’uso quotidiano di molti bartender per facilitare l’organizzazione del lavoro rispetto ai grandi flussi ai quali la maggior parte dei locali deve far fronte. L’Exhibition Flair, al contrario, nasce per stupire e intrattenere il cliente con dettagli e movimenti scenici ed è prerogativa delle competizioni. In Italia il Flair ha fatto la sua comparsa nei primi anni ’90, quando in Umbria aprirà la prima scuola di Flair “Planet One”.
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