1600-1632: La Compagnia delle Indie e la nascita dei Punch
Definiti come gli antenati dei moderni cocktail, i Punch fanno la loro comparsa a seguito della fondazione della Compagnia Britannica delle Indie Orientali nel 1600, che aprì agli scambi economici e culturali tra l’Europa e Paesi come l’India e l’Asia. È in questi viaggi nei mari orientali che gli inglesi s’imbattono, tra le tante cose, in nuovi ingredienti da poter utilizzare nella preparazione dei cibi e soprattutto delle bevande.
La parola “punch” compare ufficialmente per la prima volta nel 1632 in una lettera della Compagnia a un operatore commerciale: questo nome ha origine da “panch”, che in lingua indiana arcaica significa “cinque”, perchè cinque sono gli ingredienti alla base della bevanda, ovvero acqua, acquavite, agrumi, zucchero e spezie. Seppure la tradizione di miscelare bevande con spezie e frutta abbia origini antiche, pensiamo ad esempio agli Egizi e ai Romani che erano soliti aromatizzare birra e vino con miele, erbe e spezie varie; i Punch si sono fatti amare dagli europei per i loro profumi e sapori esotici…oltre che per l’aggiunta del Rum!
Nel ‘700, infatti, l’apprezzamento del Rum da parte dei salotti più in vista del Vecchio Continente e la sua aggiunta alla preparazione del punch, tramutò quest’ultimo in una bevanda di grande lusso, soprattutto perché, all’epoca, gli agrumi come le spezie non erano accessibili a tutti sia per reperibilità che per costi. Immancabile a ogni festa, ballo o evento mondano dell’alta società, servito in preziosi recipienti, il Punch si è conquistato nell’immaginario popolare, il diritto di essere per sempre associato a quell’atmosfera gioiosa ed esclusiva.
Benché tipicamente inglese, anche l’Italia può vantare la sua versione del punch: il ponce alla livornese che deve il suo nome al punch diffuso in città dalla comunità britannica e che si compone di rum, cognac, scorza di limone e zucchero, da servire ben caldo in piccole tazzine di vetro.
1783: Nasce la Tonica
Era il 1783 quando il tedesco Johan Jacob Schweppes, orologiaio di professione con la passione per la chimica, riesce a creare un’acqua effervescente catturando le bollicine di anidride carbonica attraverso un processo di carbonazione. L’Acqua Tonica di Schweppe riscuote un grandissimo successo e approvata dai medici viene commercializzata nelle farmacie come terapia per alcune sintomatologie come l’indigestione. Le sue proprietà “medicinali” si consolidarono nel corso dell’Ottocento quando all’acqua tonica venne aggiunto il chinino, ovvero una sostanza estratta dell’albero della china. La leggenda vuole che nel 1638 la contessa Ana de Osorio Chinchón, moglie del viceré del Perù, Luis Jerónimo de Cabrera, si ammalò di una misteriosa febbre che venne curata con rimedi tradizionali indigeni ottenuti dalla lavorazione della corteccia di un albero: il nome dell’albero China (Cinchona ledgeriana) così come del suo estratto “il chinino” deriverebbero dal nome dalla contessa di Chinchon.
Così per circa un secolo, il chinino venne utilizzato esclusivamente come farmaco, fino a che alcuni ufficiali britannici di stanza in India, presero a trattare la malaria mischiando polvere di chinino con zucchero e acqua tonica, creando così la prima Indian Tonic Water. Il passaggio dell’acqua tonica dall'armadietto dei medicinali a quello delle bevande fu decisamente veloce, grazie anche al lancio della prima tonica con chinino, avvenuto nel 1870.
Gli inglesi si accorsero oltretutto che aggiungere l’acqua tonica al gin, ne migliorava di gran lunga il sapore: nasceva così il Gin Tonic sul quale Winston Churchill disse “il gin tonic ha salvato più vite e menti inglesi di tutti i dottori dell'Impero".
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