La Grecia è sempre stata poco adatta morfologicamente alla coltivazione dei cereali, il suo essere fulcro della gran parte degli scambi commerciali nel bacino del Mediterraneo l’ha portata a prendere contatto con la bevanda bionda e, probabilmente primo caso nella storia, a importarla.
Si sa con certezza che i greci la conoscessero bene, lo afferma anche Senofonte nella sua Anabasi: “Si beve la birra attraverso canne di ogni forma e grandezza, immerse nel boccale sulla cui superficie si vedono galleggiare le scorze di orzo. Essa è molto forte e bisogna allungarla con acqua”.
Volendo fare riferimento alla storia dei romani, è noto come la birra non fu mai ben vista, lo storico Plinio il Vecchio condannava senza esitazione i suoi concittadini che si abbandonavano a troppe libagioni a base di birra egiziana e, più tardi, l’imperatore Giuliano prendeva in giro i costumi germanici di bere abbondantemente “la figlia del malto”, come lui stesso la chiamava.
C’è da dire che si trattava di una bevanda molto diversa da quella che si conosce oggi, non essendo ancora state scoperte le proprietà del luppolo, questa aveva o un sapore viscoso-dolciastro o amaro per l’impiego di piante che si aggiungevano all’infuso di malto. Un intruglio poco affascinante per dei legionari abituati a bere vino, anche se di pessima qualità.
La fine dell'impero Romano e l'inzio dei consensi per la birra
Solo le invasioni barbariche e il contemporaneo crollo dell’impero romano fecero lievitare i consensi della birra in Italia. Le popolazioni, che si mossero per venire a ritagliarsi un ruolo nella storia della nostra penisola, portarono con loro una consolidata tradizione brassicola. Usanze che i monaci, in Italia e in tutta l’Europa medievale, seppero mantenere e portare a ben più elevati livelli qualitativi.
Nel periodo di caos che seguì alla caduta di Roma, le poche isole di serenità, di studio e di lavoro furono per lo più i monasteri e i conventi. Alimento e bevanda fondamentale nell’alimentazione dei monaci, addirittura l’unico nei periodi di digiuno, fu proprio la birra, che veniva prodotta all’interno delle mura del monastero.
La storia narra di San Colombano, missionario irlandese morto a Bobbio (Piacenza) nel 615, che fondò vicino al lago di Costanza un piccolo monastero con annessa birreria. Si racconta anche del convento di San Gallo, in Svizzera, dove c’erano oltre 100 monaci addetti alla produzione della bevanda.
In Italia, quello di Montecassino fu uno dei primi monasteri che si fece conoscere per la produzione della birra e altri numerosi esempi si possono trovare in Germania e in Belgio dove ancora oggi esistono monasteri che continuano a prepararla; tra i più noti Rochefort, Orval e Westmalle in Belgio, e a Weltenburg in Germania.
fonte: www.ilovebeer.it
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