Dopo aver visto gli Spumanti della Franciacorta, in questo articolo vi parlo di altre due zone spumantistiche italiane: il Trentino e l'Oltrepò Pavese
Giulio Ferrari e la prima denominazione di metodo classico italiano
Il Trentino ha una tradizione spumantistica di grande prestigio, legata ad un uomo e ad una famiglia.
All’inizio del diciannovesimo secolo Giulio Ferrari si cimenta nella produzione di grandi bollicine metodo classico, a Trento in mezzo alle sue montagne. Il testimone verrà raccolto successivamente dalla famiglia Lunelli che ancora oggi è alla testa dell’azienda Ferrari.
Per molto tempo questo marchio è stato sinonimo di qualità e, quasi da solo, ha trainato il movimento. Più avanti sono entrati a far parte dello scenario altri attori importanti, almeno dal punto di vista delle bottiglie vendute: le grandi cantine cooperative del Trentino.
Anche se il Trento Doc, nato nel 1993, è la più antica denominazione interamente dedicata agli Spumanti metodo classico in Italia, i numeri per molto tempo sono rimasti piuttosto contenuti.
Nonostante le caratteristiche pedoclimatiche rendano questa zona di indubbia vocazione per la produzione di bollicine, grazie a temperature fresche ed escursioni termiche derivanti dalla vicinanza delle montagne, la produzione spumantistica è cresciuta solo nell’ultimo decennio.
Il Trento doc oggi
Oggi, la produzione di Trento Doc ha quasi raggiunto 9 milioni di bottiglie all’anno e si trova ancora in una buona fase di crescita. Anche se sono previste per la sua produzione le tipiche uve da spumantizzazione (chardonnay, pinot nero, pinot bianco e pinot meunier), domina nettamente lo chardonnay che dà al Trento Doc eleganza e freschezza.
I tempi di permanenza minimi sulle fecce (15 mesi per il Brut, 24 per i millesimati e 36 per le Riserve) sono solo significativi, in quanto spesso le Riserve rimangono in affinamento per oltre 5 anni. Lo stile del Trento Doc è di estrema raffinatezza e grande freschezza gustativa con acidità ben marcata, in perfetta armonia con il gusto che si sta facendo strada. Per raggiungere questo scopo, il Trento Doc si arrampica sempre a quote altimetriche maggiori. Gli abbinamenti migliori sono con salumi e primi delicati.
Oltrepò Pavese
La Lombardia offre un’altra zona spumantistica di grande tradizione e prestigio, perfettamente complementare dal punto di vista stilistico al Franciacorta: l’Oltrepò Pavese.
In questa zona, per via della sua vicinanza con il Piemonte, la storia della spumantizzazione, con la rifermentazione in bottiglia, inizia già nella seconda metà del diciannovesimo secolo
Da allora la tradizione delle bollicine oltrepadane rimane sempre viva anche se nella denominazione Oltrepò Pavese, nata nel 1970, la versione spumante rimane solo una delle numerose tipologie e il pinot nero (quasi 3mila ettari in Oltrepò Pavese), che ne è alla base è circondato da una moltitudine di altri vitigni. Inoltre, la vicinanza di Milano ha spinto la zona a produrre vini di consumo quotidiano e si sono quindi moltiplicati gli spumanti metodo Charmat, di costo contenuto.
Finalmente nel 2007 l’Oltrepò Pavese Spumante e l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Spumante diventano Docg, ambedue anche in versione Rosé. Il primo è composto da un minimo di 70% di pinot nero, con aggiunte di chardonnay, pinot bianco e pinot grigio fino al 30%, mentre nel secondo la percentuale minima di uve pinot nero sale al 85%. I tempi di permanenza minimi sulle fecce sono di 15 mesi per gli spumanti base e di 24 mesi per i millesimati.
L'Oltrepò Pavese oggi
Oggi la Docg può contare su circa 750 ettari vitati, ma solo una parte viene imbottigliato come Docg, vale a dire circa 1,5 milioni di pezzi all’anno. In zona, la produzione totale annua di bollicine (Docg e VSQ, metodo classico e metodo Charmat) si attesta, oggi, sui 12 milioni di bottiglie. Lo stile degli spumanti Docg è potente e vinoso con una buona vivacità. Gli abbinamenti vanno dagli aperitivi ai primi, ma certe etichette sono adatte anche a secondi di pesce e di carne, non troppo gustosi. Dopo lo scarso successo del marchio Classese, che era il nome scelto per chiamare prima della Docg gli spumanti dell’Oltrepò Pavese prodotti con il metodo classico, ci auguriamo che il nome Cruasè (così vengono chiamati i Rosé Docg, prodotti da uve pinot nero) riscontri il plauso del pubblico.
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