Riesling Renano, il principe dei vitigni a bacca bianca

di drinKing


Oggi incontriamo Gianni Fabrizio, curatore Guida Vini d'Italia Gambero Rosso, per parlare di uno dei più grandi vitigni a bacca bianca: il Riesling Renano.

 

E’ giusto considerare il Riesling come il principe dei vitigni a bacca bianca?

L’introduzione a questo nobile e imperdibile vitigno del mosaico ampelografico mondiale, non può che soffermarsi inizialmente, onde evitare confusioni o mistificazioni, su una indispensabile premessa. Esiste infatti una varietà chiamata Riesling Italico, presente perlopiù nell’Oltrepò Pavese e in altre sporadiche aree geografiche italiane, che non possiede nessun grado di parentela e riconducibilità con il Riesling Renano, cioè la varietà a bacca bianca che si contende probabilmente la palma della nobiltà assoluta insieme ai grandi Chardonnay del pianeta.

 

Prima di addentrarci ulteriormente nel magico mondo del Riesling Renano, quali sono i tratti distintivi sensoriali che contraddistinguono questo straordinario vitigno?

Quando si afferma, giustamente peraltro, che i grandi vini sono camaleontici e in perenne movimento, a differenza dei vini più semplici che sono mediamente abbastanza monolitici, si pensa spesso in primis al Riesling. Mutevole come nessun altro sotto il profilo sensoriale; basti pensare ai sentori floreali e fruttati in gioventù (pesca gialla, albicocca e agrumi freschi) e all’incredibile percorso olfattivo che ne caratterizza l’invecchiamento, cioè i sentori idrocarburici di gasolio e kerosene derivanti da una complessa reazione chimica detta TDN (trimetil-diidro-naftalene) che ne contribuisce a connotare un profilo organolettico unico e inimitabile. A tutto ciò si unisce un patrimonio naturale di acidità in forma notevole, che spesso compensa e bilancia in termini di freschezza residui zuccherini diversamente invasivi e una longevità da grande vino rosso.

 

Raccontaci ora in sintesi i punti di conoscenza fondamentali alla comprensione di questo vitigno

Inizierei dalle radici, che recitano in lingua tedesca una storia che ci porta al primo secolo dopo Cristo quando i Romani contribuirono alla diffusione della vite lungo le valli del Reno e della Mosella per poi ritrovare una serie di testimonianze direttamente collegate al vitigno Riesling alle porte del medioevo. Oggi si contano circa 36.000 ettari nel mondo e di questa estensione circa il 64% è presente in Germania, nell’area ovest del paese. Nel corso dei secoli ha attraversato diverse fasi altalenanti a livello di notorietà e valorizzazione, passando dai fasti di fine ‘800 alla crisi di buona parte del ventesimo secolo dove, a partire dagli anni ’80, ha iniziato una ripresa che lo ha visto protagonista fino ad arrivare alla consacrazione planetaria del ventunesimo secolo.
Oltre la Germania, patria di questa nobile varietà, a seguire vanno evidenziate l’Alsazia e l’Austria che, pur secondo orientamenti diversi e diverse reazioni dei terroir, hanno rappresentato le due aree di sviluppo più interessanti e conosciute. Fuori dall’Europa è giusto sottolineare l’Australia a la Nuova Zelanda in qualità di territori nei quali il Riesling Renano ha trovato buone condizioni per affermarsi qualitativamente.

 

Se la Germania è la patria nobile di questo vitigno è altrettanto vero che spesso è difficile districarsi tra le classificazioni e il ramificato disciplinare che lo caratterizza. Puoi aiutarci a rendere semplici queste complicazioni o almeno a razionalizzarle nella comprensione?

Ci proverò, anche se concordo che si tratti di un mondo articolato in cui si tende a non trovare chiarezza durante la scelta di un vino. Iniziamo dal concetto generale di classificazione qualitativa.

Storicamente i vini tedeschi vengono suddivisi in vini da tavola, tafelwein e landwein, e vini di qualità Qualitätswein, qualitativamente superiori. I vini di qualità si suddividono in due gruppi, quelli con predicato e quelli senza. Il predicato corrisponde generalmente alla nostra denominazione Doc.
I vini senza predicato sono i Qualitätswein bestimmter Anbaugebiete (QbA), ovvero i vini di qualità provenienti da una specifica regione, come i nostri Igp. I Riesling con predicato (Prädikatswein che una volta si chiamavano Qualitätswein mit Prädikat,( QmP) hanno vari predicati che indicano un crescente residuo zuccherino.
Dai vini più secchi a quelli più dolci troviamo:
- Trocken. Traduzione letterale “secco”. Contiene al massimo da 4 a 9 grammi per litro di zucchero residuo.
- Kabinett. Traduzione letterale “vino da dispensa” (i kabinett sono piccoli armadi in legno). E’ prodotto da uve surmature. Può contenere fino a 60 grammi per litro di zucchero residuo.
- Spatlese. Traduzione letterale “vendemmia tardiva” (spat- “tardiva”, -lese “vendemmia”). Può contenere fino a 80 grammi per litro di zucchero residuo.
- Auslese. Traduzione letterale “vendemmia da grappoli selezionati” (aus- “selezionata”, -lese “vendemmia”). Può contenere fino a 100 grammi per litro di zucchero residuo.
- Beerenauslese. Traduzione letterale “vendemmia da acini selezionati” (beeren- “acini”, -aus- “selezionati”, -lese “vendemmia”). Può contenere fino a 200 grammi per litro di zucchero residuo.
- Trockenbeerenauslese. Traduzione letterale “vendemmia da acini appassiti selezionati” (trocken- “secco”, in questo caso “appassito” riferito all’acino, -beeren- “acini”, -aus- “selezionati”, -lese “vendemmia”). Può contenere fino a 270 grammi per litro di zucchero residuo.
Il dato relativo allo zucchero residuo è in generale orientativo perché il disciplinare si basa in realtà sulla misura del peso specifico del mosto e perché ai produttori è comunque consentito valicare in eccesso i limiti previsti, eccetto che per il Trocken.
In ultimo è giusto ricordare un vino con un particolare predicato, l’Eiswein. La traduzione letterale è “vino dal ghiaccio” prodotto durante le prime gelate invernali, da acini congelati. Le soluzioni zuccherine hanno un punto di congelamento inferiore all’acqua e questo consente di estrarre dall’acino solo le componenti liquide con concentrazioni zuccherine più elevate.
Gli Eiswein hanno mediamente residui di zucchero paragonabili ai Beerenauslese.
È interessante rilevare come una recente classificazione territoriale della Verband Deutscher Prädikatsweingüter (VPD), prende a modello una classificazione in stile Borgogna, prescindendo dal contenuto zuccherino, premiando le migliori vigne e le basse rese.
Questa classificazione indica i migliori vigneti col simbolo GG (Grosses Gewächs) seguito da un grappolo. Altri termini significativi che si possono trovare in etichetta sono:
Alte Reben: vecchie vigne
Sonnenhur (meridiana): parte del vigneto meglio esposta al sole.

 

In ultimo ma naturalmente non ultimo, come si pone l’Italia di fronte a questo vitigno e alla forte connotazione contemporanea che il Riesling sta ricoprendo tra le varietà a bacca bianca?

In Italia si sta assistendo a tutte le latitudini ad un forte interesse da parte del Trade e dei consumatori verso questa tipologia e oggi, all’interno delle carte vino della ristorazione di qualità, è ormai presente spesso con più etichette, nazionali ed estere. A questo riguardo le Distribuzioni di vino hanno progressivamente incrementato il focus verso questo vitigno, al punto che oggi alcuni dei migliori Produttori tedeschi, austriaci e alsaziani sono rappresentati e commercializzati sul nostro mercato. Per quanto riguarda la produzione nazionale che, fino a qualche anno fa annotava quasi esclusivamente l’Alto Adige in qualità di riferimento produttivo e qualitativo per questa varietà, attualmente assistiamo ad un’avanzata del Piemonte che, soprattutto in area Langa, sta contribuendo a ridisegnare la geografia produttiva del Riesling in Italia, proponendo versioni molto interessanti e degne di nota.

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