Il vino del futuro? Green, premium e sparkling

di drinKing


Non è una novità: anche il vino è soggetto alle tendenze. Così, uno studio messo a punto da Nomisma Wine Monitor, ha svelato le ultime mode: alcune prevedibili altre, va detto, meno scontate. In ogni caso, oggi negli USA si beve rosé, in Germania si degustano più volentieri i vini bianchi fermi, mentre in Russia, Cina e Giappone, vanno i rossi. Le bollicine, ça va sans dire, conquistano tutti, tanto da essere state categorizzate non soltanto come i vini del momento, ma anche come quelli del futuro. Ed è prevedibile, senza grossi margini di errore, una crescita dei consumi nel Regno Unito, in Giappone e Russia, seguiti da Germania e USA. Detto questo, ci sono altri aspetti che influenzano la scelta di un vino: a condizionare i consumatori, infatti, più che il colore o le bollicine, sono altri fattori, prima di tutti quelli che, in qualche modo, possono avere una ricaduta in termini salutistici. Ed ecco quindi che, nei prossimi cinque anni, è ipotizzabile un’ulteriore crescita dei vini biologici, perché, a quanto sembra, la vera leva del mercato di domani è il marchio green. Un dato che emerge dal report di Nomisma, e frutto dell’intervista ai manager di 12 tra i principali gruppi vitivinicoli del Paese (si parla di un fatturato complessivo di circa 2 miliardi), ai quali è stato chiesto di dare un’opinione sui trend a breve termine (5 anni) del mercato del vino nei sei mercati, considerati “top”: Usa, Regno Unito, Cina, Germania, Giappone e Russia.

 

Il mercato premierà i Bio e i premium

 

 

Secondo quanto rilasciato dagli intervistati, saranno soprattutto i vini bio e quelli premium (oltre i 20 dollari a bottiglia) a caratterizzare il mercato di domani. In particolare, la tendenza-green dovrebbe essere predominante nei mercati storici, quali Germania, Usa, Regno Unito e Giappone. Mentre la “mania” dei vini premium dovrebbe contagiare prevalentemente gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Buon sentiment anche sugli autoctoni, indicati come trend del futuro specialmente in Giappone e in seconda battuta in Russia e Stati Uniti, mentre – a sorpresa – è previsto un ritorno di fiamma per i rossi fermi, la seconda tipologia più promettente dietro gli sparkling. Quanto all’Italia, è prevedibile una crescita soprattutto in Russia, nell’Estremo Oriente e in Germania, mentre non è attesa un grosso margine di incremento negli Stati Uniti: qui dovrebbero crescere ulteriormente i produttori francesi – i quali comanderanno anche nel Regno Unito - e i produttori locali. In Cina, invece, si imporranno i vini australiani, mentre subiranno una battuta di arresto i francesi, fino a oggi miti indiscussi del mercato. Di questo rallentamento, è prevedibile che ne approfittino il Cile e, perché no, l’Italia. E restando sui vini made in Italy, è previsto un segno meno nel Regno Unito, dei passi avanti negli Usa, in Germania e nel Paese del Sol levante, mentre sarà deciso l’aumento a Mosca e Pechino. Infine, secondo il sondaggio, ad essere premiato sarà, come oramai da consuetudine, il Prosecco, indicato come il vino a maggiore prospettiva di mercato un po’ ovunque, ma con qualche eccezione: gli Usa sceglieranno principalmente il Pinot grigio, la Germania opterà per il Primitivo e l’Amarone farà perdere la testa in Cina.

 

E gli italiani?

 

 

Gli italiani – sono più di 28 milioni quelli che consumano vino - invece, come principali discriminanti, utilizzano la qualità e la territorialità. E pertanto, scelgono prevalentemente vini di provenienza italiana. Nel corso degli ultimi dieci anni – va detto – il vino italiano è stato protagonista di importanti cambiamenti e conquiste. Il vino sfuso ha ceduto il passo al vino in bottiglia, la sostenibilità ambientale delle produzioni ha preso il sopravvento, diventando un fattore di scelta. Inoltre, i consumatori, consci dell’apprezzamento dei vini italiani all’estero, hanno imparato a conoscere meglio le produzioni regionali, riscoprendo alcuni vitigni. Dunque, secondo un’indagine condotta da Censis per Federvini, oggi i parametri utilizzati dal consumatore finale sono la provenienza Made in Italy e la certificazione Dop-Igp. In altre parole, sceglie la qualità rispetto al prezzo: nel 93% dei casi. La dimensione organolettica, la valenza simbolica – dunque la tradizione, la cultura, il passato – diventano elementi imprescindibili quando si ordina un calice o quando si acquista una bottiglia di vino. Valori cari anche ai Millenial. Che, sorpresa, sono consumatori non seriali, ma molto orientati a un consumo di qualità.

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