Spumanti d'Italia: la Franciacorta

di Gianni Fabrizio


Il mondo dei vini spumanti è molto ricco di suggestioni, tanto da far nascere intorno a sé una forma di comunicazione del tutto specifica e completamente diversa da quella del vino: il riferimento alla festa e spesso anche al lusso rimane imprescindibile.

Il metodo produttivo della rifermentazione e del blend di annate e partite di vino allontana nell’immaginario collettivo questo prodotto dal vino, avvicinandolo più ad un liquore o ad un superalcolico. Non a caso in passato, in Italia, spumanti e superalcolici erano importati e distribuiti dalle stesse aziende, anche perché i punti e i momenti di consumo erano spesso gli stessi.

Oggi, per fortuna, per la maggioranza dei consumatori gli spumanti sono considerati come dei grandi vini e come tali dipendono anche loro dal terroir di nascita (suolo, vitigno e clima).

Mentre nel resto del mondo i vini spumanti vengono prodotti da 6-7 vitigni ricorrenti, l’Italia si distingue utilizzando almeno 35 varietà da spumantizzare.

Si tratta indubbiamente di una ricchezza, ma contribuisce a renderci meno comprensibili sui mercati internazionali, dove, nel settore delle bollicine, ci salviamo solo per le performance del Prosecco e di qualche singolo e capace imprenditore.

In questo articolo e nel prossimo prenderò in esame solo le zone spumantistiche più famose per la produzione di bollicine metodo classico: la Franciacorta, il Trentino e l’Oltrepò Pavese.

La Franciacorta e la sua storia

La Franciacorta è stata la prima zona a credere fermamente nei vini spumanti metodo classico, da quando nel 1961 uscì il primo “Pinot di Franciacorta Spumante” targato Guido Berlucchi e Franco Ziliani, il suo consulente enologo. La denominazione Franciacorta nacque pochi anni dopo, ma alla luce della preesistente vocazione per i vini rossi di quel territorio, la versione Spumante rimase solo una delle tipologie previste dal disciplinare.

Successivamente, dalla metà degli anni ‘80 e agli inizi del decennio seguente, grazie alla spinta di imprenditori provenienti da altri settori, la Franciacorta si trasformò progressivamente nella Champagne italiana. In poco tempo, questo magnifico anfiteatro morenico in parte pianeggiante e in parte collinare, posto tra il Lago d’Iseo a Nord e il Monte Orfano a Sud, ha saputo specializzarsi nella produzione di spumanti di grande qualità. Questo cambiamento produttivo ha determinato anche un cambiamento della Doc.

I bianchi e i rossi fermi, ormai diventati minoritari, hanno dovuto crearsi una nuova denominazione, chiamata prima Terre di Franciacorta e poi Curtefranca, mentre il Franciacorta, diventato Docg con la vendemmia 1995, è stato riservato ai soli spumanti ottenuti con la rifermentazione in bottiglia.

La Franciacorta oggi

Oggi il disciplinare prevede l’utilizzo dello Chardonnay e del Pinot Nero, usati soli o congiuntamente, con un’aggiunta eventuale di Pinot Bianco fino ad un massimo del 50%.

Tra le varie tipologie, spicca per originalità il Satèn, un Blanc de Blancs con una pressione leggermente inferiore (massimo 5 atmosfere rispetto alle 6 abituali) e con una beva elegante e cremosa.

I tempi di permanenza minimi sui lieviti (18 mesi per il Franciacorta, 24 mesi per il Satèn e il Rosé, 30 mesi per tutti i millesimati e, infine, 60 mesi per tutte le Riserve) sono in grado di fornire a queste bollicine complessità e carattere. La rapida notorietà ha spinto ettari vitati e bottiglie prodotte a moltiplicarsi rapidamente, soprattutto nella seconda metà degli anni ’90.

Dai pochi vigneti destinati alla coltivazione delle uve da spumantizzare, si passa ai 550 ettari del 1983 e ai circa 800 del 1995 (per una produzione totale di oltre 2 milioni di bottiglie).

Oggi, la produzione totale supera i 18 milioni di pezzi provenienti dai 2800 ettari a vigneto (82% Chardonnay, 14% Pinot Nero e 4% Pinot Bianco).

Nato morbido e cremoso, sia per la dolcezza del clima della zona, fonte di buone maturazioni e di acidità piuttosto contenuta, sia per l’esistenza del Satèn, il Franciacorta sta diventando sempre più secco ed asciutto per assecondare il gusto odierno. Oggi, si assiste ad una moltiplicazione delle etichette Extra Brut e Dosaggio Zero.

In virtù delle modifiche degli ultimi anni, dove la nascita di numerosi Blanc de Noirs è andata di pari passo con la tendenza a dosare molto meno i prodotti finali, il Franciacorta ha cambiato pelle.

In media rimangono comunque degli spumanti gentili che accompagnano bene gli antipasti in generale e in particolare soufflé o flan alle verdure e risotti delicati.

  • #spumante


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